INDICE DEL CAPITOLO COSA   SONO   LE   PROCEDURE   CONSENSUALI   DI   DIVORZIO                  -                  IL   DIVORZIO   A   DOMANDA   CONGIUNTA                  -                  IL   DIVORZIO BREVE          -         IL   DIVORZIO   CON   NEGOZIAZIONE   ASSISTITA             -            IL   DIVORZIO   DAVANTI   AL   SINDACO   IN   FUNZIONE   DI UFFICIALE DELLO STATO CIVILE ______________________________________________ COS’È LA PROCEDURA DI DIVORZIO CON NEGOZIAZIONE ASSISTITA? E’    una    delle    procedure    consensuali    di    divorzio    (introdotte    con    la    nuova    legge    n.162/2014)    che consente alla coppia di sciogliere il vincolo coniugale senza andare in tribunale. La   procedura   è   disegnata   per   promuovere   l’accordo    necessario   al   suo   perfezionamento   (si   tratta infatti,    come    detto,    di    una    procedura    consensuale ),    per    il    tramite    di    negoziazioni     eseguite    con l’assistenza    degli   avvocati   della   coppia,   (da   qui   il   significato   delle   parole   “con   negoziazione   assistita”    che compongono il nome di questa procedura di divorzio). La legge prevede la presenza necessaria  di almeno due avvocati: uno per ogni coniuge. L’esito   finale   della   procedura:   la   trascrizione   dell’accordo   di   divorzio    nel   registro   del   matrimonio,   ha lo stesso valore giuridico di una sentenza di divorzio emessa dal tribunale QUANDO POSSO DIVORZIARE CON LA PROCEDURA DI NEGOZIAZIONE ASSISTITA? Questa   procedura   può   essere   utilizzata   da   qualunque   coppia   di   separarti   che   vogliano   divorziare, giacché   la   legge   n.162/2014,   nella   sua   formulazione   finale,   ha   stabilito   che   è   possibile   incardinare   tale procedura,   senza   limitazioni,      anche   In   presenza   di   figli   minori,   di   figli   maggiorenni   incapaci   o   portatori   di handicap grave ovvero economicamente non autosufficienti”.  (art.lo 6 punto 2 L.162/2014). E’   necessario   essere   separati   ininterrottamente   (cioè   senza   alcuna   riconciliazione   intervenuta medio   tempore)   da   almeno   6   mesi   se   la   coppia   si   è   separata   consensualmente   o   da   almeno   1   anno   se la   coppia   si   è   separata   con   procedura   di   separazione   giudiziale.   (vedi   esattamente   il   dies   a   quo   del termine di 6 mesi/1 anno , cioè da quando esattamente devono passare i 6 mesi per potersi separare)     COME SI FA LA PROCEDURA DI DIVORZIO CON NEGOZIAZIONE ASSISTITA? Quando   un   coniuge   separato   consensualmente   da   almeno   6   mesi   o   giudizialmente   da   12   mesi vuole   divorziare   con   la   procedura   di   divorzio   con   negoziazione   assistita   deve   recarsi   necessariamente da   un   avvocato,   giacché   tale   procedura   prevede   l’assistenza   necessaria   degli   avvocati,   uno   per   ciascun coniuge. L’avvocato,   ricevuto   l’incarico   di   eseguire   tale   procedura,   scrive   una   lettera    all’altro   coniuge   con l'invito  a stipulare la convenzione. La   Convenzione    è   un   contratto   che   disciplina   le   modalità   con   cui   eseguire   le   negoziazioni :   per quanto   tempo   (obbligatoriamente   non   meno   di   un   mese   e   non   più   di   tre),   quando   incontrarsi   per trattare, dove, per quante volte etc. COSA SUCCEDE SE L’ALTRO CONIUGE NON RISPONDE NEMMENO ALLA LETTERA?   l’ art.lo 4 punto 1 L.162/2014 stabilisce che: la   mancata   risposta   all'invito    entro   trenta   giorni   dalla   ricezione   (della   lettera)   o   il   suo   rifiuto    (a   stipulare   la convenzione)   può   essere   valutato   dal   giudice   ai   fini   delle   spese   del   giudizio   e   di   quanto   previsto   dagli   articoli   96   (lite temeraria)  e 642, primo comma, del codice di procedura civile” .     In    sostanza,    se    l’altro    coniuge    non    risponde    nemmeno    alla    lettera ,    o    rifiuta    di    aderire    alla convenzione    per   la   negoziazione   delle   condizioni   di   divorzio,   nel   successivo   giudizio   contenzioso,   che chi   ha   scritto   la   lettera   è   costretto   a   iniziare   se   vuole   divorziare,   il   giudice   può   condannare   per   lite temeraria    (art.lo   96   c.p.c.)   il   coniuge   che   non   ha   risposto   alla   lettera   o   ha   rifiutato   di   aderire   alla convenzione   ed   anche   condannarlo   a   pagare   le   spese   di   lite    (cioè   i   costi   della   causa)   sostenute dall’altro   coniuge.   Queste   sanzioni   previste   dalla   legge   devono   essere   indicate   nella   lettera   di   invito   a stipulare   la   convenzione   e   hanno   l’effetto   di   indurre   il   coniuge   che   riceve   la   lettera   a   rispondere   ed accettare di aderire alla convenzione. Si   ricorda   che   la   convenzione   non   è   l’accordo   che   disciplina   i   rapporti   della   coppia,   ma   è   il contratto   che   disciplina   le   modalità   di   esecuzione   delle   negoziazioni.   Il   coniuge   che   riceve   la   lettera con   l’invito   ad   aderire   alla   convenzione   ben   può   scegliere   di   aderire   a   tale   convenzione   per   evitare   le sopra    descritte    sanzioni,    ma    non    è    obbligato    ad    accettare    le    proposte    di    controparte    volte    al raggiungimento   dell’accordo   sulla   disciplina   dei   rapporti   della   coppia   successivi   alla   separazione. Pertanto   l’accordo,   dopo   l’adesione   alla   convenzione   e   l’esecuzione   delle   negoziazioni,   può   anche non   formarsi,   senza   che   il   coniuge   che   abbia   aderito   alla   convenzione   ed   seguito   le   negoziazioni   sia passibile delle sanzioni dette.      COSA SUCCEDE SE L’ALTRO CONIUGE RISPONDE ALLA LETTERA ? Se   l’altro   coniuge   risponde   alla   lettera   ma   rifiuta   di   aderire   alla   convenzione,   è   passibile   delle sanzioni   indicate   nel   paragrafo   precedente,   se   invece   aderisce   all’invito   a   stipulare   la   convenzione,   dopo la   stipula   di   tale   atto   si   eseguono   le   negoziazioni   secondo   le   modalità   previste   nella   convenzione   stessa. Quindi   si   eseguono   gli   incontri   previsti   nella   convenzione   tra   avvocati   o   tra   i   coniugi   con   la   presenza   e l’assistenza   dei   propri   avvocati.   Tali   negoziazioni   mirano   a   raggiungere   un   accordo    sulla   disciplina   dei rapporti    personali    e    patrimoniali    della    coppia    che    consenta    ai    coniugi    di    perfezionare    la    procedura consensuale di divorzio con negoziazione assistita. In   genere   gli   avvocati,   grazie   alla   loro   esperienza,   sopratutto   se   specializzati   in   questa   materia   e grazie   alla      conoscenza   delle   leggi,   eseguono,   con   riferimento   alle   caratteristiche   personali   e   patrimoniali dei   divorziandi,   una   previsione   realistica   dell’esito   di   una   ipotetica   procedura   di   divorzio   contenzioso nella    quale    sarebbe    un    giudice    a    dettare    le    condizioni    di    divorzio    al    posto    della    coppia.    In    genere l’accordo si forma proprio sulle condizioni frutto di questa specifica previsione.   SU COSA MI DEVO ACCORDARE ESATTAMENTE CON Il MIO CONIUGE PER PERFEZIONE LA PROCEDURA DI DIVORZIO? L’oggetto   delle   negoziazioni   è   la   disciplina   dei   rapporti   personali   e   patrimoniali   della   coppia   dopo   il divorzio. In   particolare   deve   essere   deciso   l’ ”an”    e   il   “quantum”    dell’ assegno   divorzile ,   cioè   se    un   assegno divorzile   periodico   assistenziale   per   il   coniuge   più   debole   deve   essere   previsto   e   in   caso   di   decisione affermativa,   la   sua   entità.   Se   ci   sono   figli   deve   essere   prevista   la   disciplina   dell’ affidamento   della   prole nel    divorzio     e    per    l’effetto    l’assegnazione    della    casa    coniugale .    Quindi    la    misura    degli    assegni    di mantenimento per la prole . PERCHÉ PER POTER ESEGUIRE LA PROCEDURA MI DEVO ACCORDARE CON L’EX CONIUGE SULLA DISCIPLINA DEI NOSTRI RAPPORTI SUCCESSIVI AL DIVORZIO ? Durante    la    convivenza    matrimoniale    i    coniugi    trovavano    quotidianamente    un    accordo    sulla disciplina   dei   propri   rapporti   personali   (ad   es.   con   chi   stanno   i   figli,   quando)   e   patrimoniali   (ad   es.   chi paga, cosa). Poi,   per   il   fatto   delle   liti   che   li   hanno   indotti   a   divorziare,   la   legge   presuppone   che   gli   ex   coniugi   non siano più in grado di rinnovare pacificamente e quotidianamente un accodo su detta disciplina. Occorre   pertanto   uno   strumento   che   eviti   l’inasprirsi   delle   liti   tra   gli   ex   coniugi   che   derivano   dalle divergenze sulle necessarie decisioni quotidiane relative alla regolamentazione dei propri rapporti.  La   legge   rinviene   tale   strumento   nella   redazione   scritta   obbligatoria   della   disciplina   dei   rapporti della    coppia    successivi    al    divorzio,    frutto    di    un    accordo    nella    procedura    consensuale,    che    alla    sua conclusione diventerà cogente. Chi   non   rispetta   detta   disciplina   scritta   è   soggetto   a   severe   sanzioni .   Pertanto   a   ciascuno   dei   coniugi basterà   pretendere   il   rispetto   degli   accordi   scritti,   se   necessario   con   azione   giudiziale,   per   non   dover   più discutere   sulla   materia   da   essi   regolata.   Detto   strumento   obbligatorio   ha   dunque   l’effetto   di   sollevare   gli ex   coniugi   dalla   necessità   di   trovare   un   accordo   quotidiano   sulla   regolamentazione   dei   propri   rapporti   in un momento in cui si presuppone che non siano in grado di farlo. COSA SUCCEDE SE NON MI ACCORDO? tali negoziazioni potranno avere evidentemente due esiti: 1 . la coppia si accorda 2 . la coppia non si accorda  Se   la   coppia   non    si   accorda   (perché   ad   es.   entrambi   i   coniugi   vogliono   avere   l’affido   esclusivo   o   non si   accordano   sul   tempo   che   la   prole   dovrà   passare   con   un   genitore   o   con   l’altro,   oppure   un   coniuge   vuole un    assegno    divorzile    pari    a    10    e    l’altro    vuole    dare    5    o    non    vuole    riconoscere    alcun    assegno    etc.), l’alternativa   rimasta   per   divorziare   è   l’introduzione   della   procedura   di   divorzio   contenzioso ,   nella   quale un   giudice,   d’imperio,   dispone   il   divorzio   e   detta   una   disciplina   dei   rapporti   personali   e   patrimoniali della coppia che i coniugi sono tenuti ad osservare dopo il divorzio.  Come   sopra   detto,   ai   sensi   dell’art.   n.   4   L.   162/2014 ,   al   coniuge   che   ha   stipulato   la   convenzione   di negoziazione    rispondendo    alla    lettera    di    invito,    non    si    applica    alcuna    sanzione    per    il    fatto    che nonostante l’esecuzione delle negoziazioni la coppia non si sia accordata.  COSA SUCCEDE SE MI ACCORDO? Se   viene   raggiunto   l’accordo ,   questo   viene   redatto   in   forma   scritta ,   sottoscritto   dalle   parti   e   dai difensori   che   ne   certificano   l’autenticità   delle   firme   con   gli   stessi   poteri   e   responsabilità   del   Pubblico Ufficiale   e   depositato   presso   l’Ufficio   della   Procura   della   Repubblica   presso   il   Tribunale    per   ottenere   da tale   Ufficio   il   “nullaosta”    se   non   vi   sono   figli   o   l’ “autorizzazione”    se   vi   sono   minori   o   maggiorenni   ma ancora   non   economicamente   autosufficienti,   (art.lo   6   L.162/2014)    alla   trascrizione   del   divorzio   sul   registro degli atti di matrimonio. Detta trascrizione perfeziona e conclude la procedura. Pertanto,    evidentemente,    senza    il    nullaosta    o    l’autorizzazione    non    è    possibile    concludere    la procedura. RAGGIUNTO L’ACCORDO C’È LA CERTEZZA DELLA CONCLUSIONE POSITIVA DELLA PROCEDURA  DI DIVORZIO CON NEGOZIAZIONE ASSISTITA? In   assenza   di   figli    si   perché   il   “nullaosta”    viene   rilasciato   sulla   base   di   un   controllo   di   mera regolarità formale della documentazione. In   presenza   di   figli    invece   non    v’è   certezza   della   positiva   conclusione   della   procedura.   Ciò   perché il   Procuratore   della   Repubblica   a   cui   la   legge   attribuisce   il   compito   di   verificare   la   corrispondenza degli accordi dei coniugi agli interessi dei figli potrebbe ritenere che questa corrispondenza manchi. Se    ciò    avviene,    egli,    anziché    rilasciare    l’ “autorizzazione”     (che,    come    scritto    nel    paragrafo precedente,   consentirebbe   di   concludere   positivamente   la   procedura)   “trasmette   l’accordo,   entro   5 giorni,   al   presidente   del   tribunale,   che   fissa,   entro   i   successivi   trenta   giorni,   la   comparizione   delle   parti   e provvede senza ritardo”   (art.lo 6 L.162/2014) . In   genere   un   assegno   di   mantenimento   per   i   figli   abbondante   e   un   affidamento   condiviso   come “preferenzialmente”     prevede     la     legge,     sono     condizioni     sufficienti     per     evitare     il     rischio     della trasmissione   degli   atti   al   Presidente   del   Tribunale   e   ottenere   invece   subito   l’ “autorizzazione”    dal Procuratore della Repubblica. COSA SUCCEDE SE IL PROCURATORE DELLA REPUBBLICA, TROVANDO IL CONTENUTO DELL’ACCORDO INIDONEO ALLA CURA DEGLI INTERESSI DELLA PROLE, TRASMETTE GLI ATTI AL PRESIDENTE DEL TRIBUNALE? Il   Presidente   del   tribunale   convocati   e   sentiti   i   coniugi,   (che   soli   possono   modificare   il   contenuto dell’accordo),   decide   se   autorizzare   la   trascrizione   dell’accordo   dei   coniugi   presso   l’anagrafe   (atto   che consente   di      perfezionare   la   procedura)   o   rifiutare   tale   autorizzazione   (impedendo   il   perfezionarsi della    procedura)    lasciando    in    questo    ultimo    caso    i    coniugi    non    divorziati,    i    quali    doveranno cominciare da capo una nuova procedura di divorzio se vogliono sciogliere il proprio matrimonio. In    genere    è    lo    stesso    presidente    a    consigliare    loro    le    modifiche    dell’accordo    che    ritiene opportune per la cura degli interessi dei figli. IL PRESIDENTE DEL TRIBUNALE PUÒ DISPORRE CONTRO LA VOLONTÀ DI UNO DEI CONIUGI  LE MODICHE ALLA DISCIPLINA CONTENUTA NELL’ACCORDO  PER RENDERLE CONFORMI ALLA CURA DEGLI INTERESSI DELLA PROLE?   No.   La   procedura   di   negoziazione   assistita   ha   natura   di   volontaria   giurisdizione.   L’accordo   della coppia   in   quanto   tale   non   può   essere   modificato   da   terzi.   Il   giudice   non   può   dire   <ho   cambiato   il vostro accordo>. Se   il   presidente   ritiene   il   contenuto   dell’accordo   dei   coniugi   inidoneo   alla   cura   degli   interessi   dei figli,    e    i    coniugi    non    intendono    cambiarlo,    può    solo    rifiutare    l’autorizzazione    alla    trascrizione dell’accordo    ed    impedire    il    perfezionamento    della    procedura,    ma    non    modificarne    d’imperio    il contenuto.  COSA SUCCEDE SE L’AUTORIZZATONE NON VIENE CONCESSA? Se   l’autorizzazione   non   viene   concessa,   la   procedura   si   estingue   senza   essersi   perfezionata   e   la coppia   si   trova   nella   stessa   condizione   giuridica   nella   quale   si   sarebbe   trovata   se   non   l’avesse   nemmeno cominciata.    Quindi    se    vuole    divorziare    deve    ricominciare    da    capo    (evidentemente    prevedendo    una diversa   disciplina   dell’affido   e   del   mantenimento   della   prole,   per   evitare   di   incontrare   un   nuovo   rifiuto   da parte del presidente del tribunale, o scegliere per divorziare una procedura alternativa).  COSA SUCCEDE SE L’AUTORIZZATONE VIENE CONCESSA? Se   “l’autorizzazione”    viene   concessa,   i   legali   della   coppia   provvederanno   a   trasmetterla,   entro   10 giorni   dal   rilascio   di   tale   documento,   all’Ufficio   del   Registro   degli   Atti   di   Matrimonio   del   Comune   di celebrazione del matrimonio della coppia, chiedendo l’annotazione in tale registro del fatto del divorzio. In    assenza    di    figli,    come    si    è    detto    sopra,    anziché    l’ “autorizzazione” ,    viene    invece    trasmesso    il “nullaosta”     sempre    rilasciato    dal    Procuratore    della    Repubblica    dopo    un    controllo    formale    della documentazione della procedura di  divorzio.   Unitamente   all’autorizzazione   o   al   nullaosta   verrà   depositata   presso   l’Ufficio   del   Registro   degli   Atti di   Matrimonio   del   Comune   di   celebrazione   del   matrimonio   anche   una   copia   certificata   dell’accordo   (la certificazione   viene   eseguita   direttamente   dagli   avvocati   che   in   questa   procedura   hanno   gli   stessi   poteri di certificazione del Pubblico Ufficiale). Tale   adempimento,   cioè   la   richiesta   all’Ufficio   del   Registro   degli   Atti   di   Matrimonio   del   Comune   di celebrazione   della   trascrizione   dell’autorizzazione/nullaosta   e   dell’accordo   certificato   non    perfeziona   la procedura    di    divorzio    con    negoziazione    assistita,    giacché    questa    viene    perfezionata    dalla    effettiva trascrizione    che   ne   faccia   l’Ufficio.   Tale   Ufficio   non   ha   alcun   potere   di   sindacare   il   contenuto   degli accordi   autorizzati   dal   Procuratore   della   Repubblica,   pertanto   una   volta   rilasciata   l’autorizzazione   si   ha la certezza della positiva conclusione della procedura stessa.  QUANTO TEMPO IMPIEGA L’UFFICIO DEL REGISTRO DEGLI ATTI DI MATRIMONIO AD EFFETTUARE LA TRASCRIZIONE?  attualmente a Roma circa 2-3 mesi dalla domanda. QUINDI QUANTO TEMPO OCCORRE COMPLESSIVAMENTE PER DIVORZIARE CON LA PROCEDURA DI DIVORZIO CON NEGOZIAZIONE ASSISTITA? la   durata   delle   negoziazioni,   per   legge,   (art.lo   2   punto   2   L.162/2014)    non   può   essere   inferiore   ad   1   mese. Molti   giuristi   osservano   che   non   ha   senso   se   l’accordo   sorge   in   una   settimana,   fare   aspettare   la   coppia per   altre   3   settimane   prima   di   poterlo   depositare   presso   l’Ufficio   del   Procuratore   della   Repubblica   presso il Tribunale, allo scopo di ottenere l’autorizzazione/nullaosta (vedi paragrafi precedenti). La    logica    di    questa    scelta    del    legislatore    è    quella    di    costringere    i    coniugi    ad    una    meditata formulazione    della    disciplina    ed    evitare    i    probabili    errori    che    deriverebbero    da    una    negoziazione affrettata. (Potete   immaginare,   se   l’accordo    sorge   dopo   una   settimana   o   già   sussiste    prima   dell’inizio   delle negoziazioni,   perché   la   coppia   lo   ha   già   elaborato   e   definito,   una   soluzione   all’italiana   del   problema   con l’indicazione   nella   convenzione,   che   è   un   atto   tra   privati,    di   una   data   di   inizio   delle   negoziazioni   più risalente rispetto a quella reale. Tale soluzione non è consentita dalla legge).   L’Ufficio   del   Procuratore   della   Repubblica   presso   il   Tribunale   impiega   a   Roma   circa   7   giorni   ad emettere l’autorizzazione/nullaosta. l’Ufficio    del    Registro    degli    Atti    di    Matrimonio    a    Roma    impiega    circa    1    mese    per    effettuare    la trascrizione. quindi il tempo minimo indispensabile per divorziare con tale procedura a Roma è: 1 mese   (durata minima per legge delle negoziazioni)    + 1 settimana  (per ottenere l’autorizzazione/nullaosta    alla trascrizione dell’accordo)               + 1 mese  (per la trascrizione effettiva dell’accordo da parte dell’Ufficio del Registro degli Atti di Matrimonio).               = __________________________________________ 2 mesi ed una settimana . QUANDO CONVIENE USARE LA PROCEDURA DI DIVORZIO CON NEGOZIAZIONE ASSISTITA? 1) Se   si   ha   fretta   di   divorziare   questa   è   la   procedura   più   veloce .   Dopo   aver   raggiunto   l’accordo,   i legali   lo   depositano   presso   l’ufficio   della   Procura   della   Repubblica   presso   il   Tribunale   il   quale   impiega circa    una    settimana    per    emettere    l’autorizzazione    o    il    nullaosta.    I    legali,    per    legge,    (art.lo    6    punto    3 L.162/2014)    non   possono   tardare   più   di   dieci   giorni   a   depositare   l’accordo   e   l’autorizzazione   o   il   nullaosta presso   la   casa   Comunale   per   la   trascrizione,   ma   evidentemente   possono   farlo   lo   stesso   giorno   in   cui   il Tribunale   rilascia   tali   documenti.   La   Casa   Comunale   impiega   circa   un   mese   per   effettuare   la   trascrizione che     completa     e     prefaziona     la     procedura.     Pertanto     dopo     circa     un     mese     e     una     settimana     dal raggiungimento dell’accordo la coppia è divorziata. 2) Se   si   vuole   divorziare   senza   andare   in   tribunale   né   presso   altri   uffici   ma   solo   presso   il   proprio avvocato , questa è l’unica procedura che consente di fare questo. 3) Se   si   vuole   controllare   il   risultato    cioè   determinare   da   soli   la   disciplina   dei   propri   rapporti   dopo il   divorzio   questa   procedura   consente   di   farlo   perché   né   il   Procuratore   della   Repubblica   preso   il   tribunale né   il   Presidente   del   tribunale   al   quale   fossero   trasmessi   gli   atti   possono   modificare   l’accordo   e   imporre   ai coniugi   il   rispetto   di   una   disciplina   differente   rispetto   a   quella   decisa   da   loro,   potendo   solo   estinguere   il procedimento nel caso un cui tale disciplina sia ritenuta inidonea alla cura degli interessi dei figli. QUANDO NON CONVIENE USARE LA PROCEDURA DI DIVORZIO CON NEGOZIAZIONE ASSISTITA? 1) Se    la    coppia    trova    conveniente    prevedere    il    pagamento    dell’assegno    divorzile    in    un    unica soluzione     non    può    usare    la    procedura    con    negoziazione    assistita    per    divorziare    perché    il    punto    2 dell’art.lo    6    della    legge    162    del    2014    non    prevede    in    questa    procedura    la    valutazione    di    congruità necessaria   ex.   art.lo   5   comma   6   L.   898/70   per   poter   perfezionare   la   procedura   di   divorzio   includendo   tale soluzione.   Se   si   vuole   prevedere   il   pagamento   dell’assegno   divorzile   in   un   unica   soluzione   si   dovrà   usare la procedura di divorzio a domanda congiunta . 2) Se   la   coppia   non   è   vicina   ad   un   accordo   e   le   posizioni   sono   molto   distanti   (es.   un   coniuge   vuole pagare   10   a   titolo   di   assegno   divorzile   e   l’altro   vuole   20   o   entrambi   si   contendono   l’affido   esclusivo   della prole),   non   conviene   usare   questa   procedura   per   divorziare   perché   c’è   il   rischio   che   le   negoziazioni   siano infruttuose   e   pertanto   i   coniugi   debbano   pagare   i   propri   legali   per   le   negoziazioni   inutilmente.   E’   meglio in   questi   casi   una   rapida   verifica   informale   della   possibilità   di   accordarsi   e   in   caso   di   esito   negativo procedere utilizzando un altra procedura di divorzio: principalmente quella di divorzio contenzioso .    
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