INDICE DEL CAPITOLO COS’È   IL   DIVORZIO             -            DIFFERENZA   TRA   IL   DIVORZIO   E   LA   SEPARAZIONE          -         QUANDO   POSSO   DIVORZIARE             -         LIMITE   DI EFFICACIA   DELLA   SENTENZA   DI   DIVORZIO       -      L’ASSEGNO   DIVORZILE       -      IL   PAGAMENTO   DELL’ASSEGNO   DIVORZILE   IN     UN’UNICA      SOLUZIONE         -         L’ASSEGNO   DI   MANTENIMENTO   DEI   FIGLI   NEL   DIVORZIO         -         L’AFFIDAMENTO   DELLA   PROLE   NEL DIVORZIO        -      L’ASSEGNAZIONE   DELLA   CASA   CONIUGALE   NEL   DIVORZIO     -      IL   DIRITTO AD   UNA   QUOTA   DEL   TRATTAMENTO   DI FINE   RAPPORTO   PERCEPITO   DALL’ALTRO   CONIUGE       -      IL      DIRITTO   ALLA      PENSIONE      DI      REVERSIBILITÀ          -      I       DIRITTI     SUCCESSORI    NEL    DIVORZIO             -            LA    MODIFICA    DELL’ASSEGNO    E    DELL’AFFIDAMENTO    DEI    FIGLI    DOPO    LA    SENTENZA DEFINITIVA DI DIVORZIO      -    TASSE E AGEVOLAZIONI FISCALI NEL DIVORZIO ________________________________________________    COS’È IL PAGAMENTO DELL’ASSEGNO DIVORZILE IN UN’UNICA SOLUZIONE (c.d. “ASSEGNO DIVORZILE UNA TANTUM”)?  Come    abbiamo    visto    nel    capitolo    precedente,    se    in    una    coppia    di    divorziandi    vi    è    una    grave differenza   di   risorse,   l’ex   coniuge   più   abbiente   è   tenuto   a   pagare   all’altro   un   assegno   divorzile   periodico , potenzialmente anche per tutta la vita. Il   diritto   del   coniuge   economicamente   più   debole   a   ricevere   detto   assegno   periodico   deriva   dal   fatto che   egli/ella   ha   profuso   le   proprie   risorse,   anche   con   lavoro   casalingo   equiparato   a   quello   professionale dall’art.   143   c.c.,   nel   progetto   matrimoniale   maturando   nello   stesso   aspettative   di   benessere   economico che   la   legge   tutela.   Detta   tutela   si   esprime   consentendo   non   solo   al   coniuge   più   debole   di   avere   un assegno   divorzile   periodico    ma   anche   di   modificarlo    per   adeguarlo   ad   eventuali   mutazioni   dei   rapporti patrimoniali degli ex coniugi in qualunque tempo dopo il divorzio. Pertanto   se   il   coniuge   più   abbiente   fa   carriera   e   aumenta   i   propri   redditi   oppure   l’altro   aumenta   le proprie   esigenze   (si   pensi   ad   es.   all’ipotesi   della   necessità   di   sostenere   le   spese   di   cure   mediche),   il coniuge   economicamente   più   forte   può   vedersi   aumentare   dal   giudice   l’assegno   divorzile   periodico   che paga   all’altro,   anche   dopo   anni   dalla   conclusione   della   procedura   di   divorzio,   all’esito   di   una   domanda giudiziale  di maggiorazione dell’assegno  periodico avanzata dal coniuge beneficiario dello stesso. Per   contro,   il   coniuge   beneficiario   della   corresponsione   dell’assegno   periodico   può   perdere   il   diritto a   tale   versamento   o   vederselo   ridurre   dal   giudice,   se   consegue   adeguati   redditi   propri   o   se   l’altro   diventa impossibilitato   a   pagarlo   perché   ad   es.   ha   perso   il   lavoro   e   ciò   anche   dopo   anni   dalla   conclusione   della procedura di divorzio. Se   la   coppia   vi   ha   interesse,   l’art.   5   comma   6   della   legge   898/70   prevede   una   soluzione   all’alea economica   alla   quale   sono   esposti   entrambe   in   coniugi   potenzialmente   per   tutta   la   vita.   La   coppia   di divorziandi,   può   infatti   accordarsi   perché   al   posto   del   pagamento   dell’assegno   divorzile   periodico    il coniuge   più   abbiente   conferisca   all’altro   un’importante   quantità   di   ricchezza   che   può   consistere   ad   es.   di una   somma   di   denaro   o   della   proprietà   di   un   immobile   o   di   una   quota   di   comproprietà   su   immobili. Questo   conferimento,   che   si   sostituisce   al   pagamento   di   un   assegno   divorzile   periodico,   è   chiamato “pagamento dell’assegno divorzile in un unica soluzione”   Leggi l’art. 5, L 898/70 comma sesto. QUALI SONO GLI EFFETTI DEL PAGAMENTO DELL’ASSEGNO DIVORZILE IN UN UNICA SOLUZIONE? La   legge   art.lo   5   coma   6,   L.898/70    stabilisce   che   il   coniuge   che   accetta   di   ricevere   tale   pagamento   non potrà più avanzare rivendicazioni patrimoniali  nei confronti dell’altro coniuge. “La    corresponsione    dell’assegno    divorzile    in    unica    soluzione    su    accordo    tra    le    parti,    soggetto    a    verifica    giudiziale,    esclude    la sopravvivenza,   in   capo   al   coniuge   beneficiario,   di   qualsiasi   ulteriore   diritto,   a   contenuto   patrimoniale   o   meno,   nei   confronti   dell’altro coniuge,   <…>   con   la   conseguenza   che   nessuna   ulteriore   prestazione   può   essere   richiesta   neppure   per   il   peggioramento   delle   condizioni economiche dell’assegnatario”  Cass. sezione VI, sentenza 12 giugno 2014, n. 13424. La   logica   sottesa   a   tale   soluzione   è   quella   di   consentire   al   coniuge   più   abbiente   di   liberarsi   per sempre   da   ogni   obbligo   solidaristico   nei   confronti   dell’ex   coniuge,   che   può   trovare   un   vantaggio   nel diventare   proprietario   di   un   immobile   piuttosto   che   titolare   del   diritto   di   ricevere   periodicamente   una somma dall’ex coniuge. Se   il   coniuge   economicamente   più   debole   accetta   il   pagamento   dell’assegno   divorzile   in   un’unica soluzione,   (detto   anche   assegno   una   tantum” ) ,    non   potrà   più   richiedere   in   un   qualunque   futuro   un assegno   divorzile   periodico ,   né   se   aumentano   le   proprie   esigenze,   né   se   l’altro   coniuge   fa   carriera   e   si arricchisce.   Inoltre   il/la   beneficiaria   che   ha   accettato   un   assegno   una   tantum,   non   potendo   più   ottenere un   assegno   divorzile   periodico,   perde   il   diritto   alla   quota   di   spettanza   del   TFR    conseguito   dal   coniuge   più abbiente    ed    anche    alla    pensione    di    reversibilità     dello    stesso,    che    sono    diritti    che    sorgono    solo    a condizione di ricevere un assegno divorzile periodico.  CHI PUÒ PAGARE/AVERE UN ASSEGNO DIVORZILE “UNA TANTUM” Qualunque   coppia   di   coniugi   sposati   e   separati   che   intenda   divorziare.   La   legge   non   fa   riferimento   ad alcuna particolare categoria e non richiede alcun particolare requisito. QUANDO POSSO AVERE UN ASSEGNO DIVORZILE “UNA TANTUM”? 1 . Quando   sorga   un   accordo   tra   i   coniugi   su   tale   soluzione:   tale   soluzione   è   possibile   solo   se   sorge un   accordo    tra   i   coniugi,   perché   non   è   consentito   che   il   giudice   la   disponga   d’imperio   contro   la volontà di uno dei due o di entrambi per comporre i rapporti patrimoniali della coppia di divorziandi. 2 . Solo   in   occasione   del   divorzio:   detta   soluzione   è   infatti   prevista   solo   dalla   legge   sul   divorzio   e   non è   contemplata   dalla   legge   sulla   separazione,   pertanto,   la   coppia   di   divorziandi   la   può   disporre   solo   in occasione dell’esecuzione della  procedura di divorzio, non prima. Secondo   alcuni   orientamenti   giurisprudenziali,   è   possibile   il   pagamento   dell’assegno   divorzile in    un    unica    soluzione    anche    dopo    il    divorzio,    introducendo    una    procedura    di    modifica    delle condizioni   di   divorzio .   Detta   seconda   possibilità   è   stata   riconosciuta   da   alcuni   tribunali   tra   cui   il Tribunale di Firenze, sez. - sep. 25.01.1998). Non    tutti    i    tribunali    la    ammettono.    Leggi    Qui    perché    vi    può    essere    una    divergenza    nelle decisioni di diversi Tribunali sullo stesso istituto giuridico 3 . Se   il   tribunale   lo   approva:    Il   pagamento   dell’assegno   divorzile   in   un   unica   soluzione   è   una   scelta dei coniugi, che determinano, negoziandola tra loro, anche la misura dell’“assegno”. Tuttavia     la     possibilità     di     rendere     giuridicamente     efficacie     questa     scelta     è     subordinata all’approvazione del Tribunale. Il   Tribunale   è   tenuto   a   valutare   la   congruità   di   tale   corresponsione   per   evitare   che   il   coniuge   più debole   economicamente   sia   indotto   ad   accettare   dall’altro   una   somma   incongrua   per   risolvere   propri problemi    economici    contingenti,    privandosi    per    sempre    della    possibilità    di    ricevere    un    assegno divorzile periodico al quale avesse diritto. Il   controllo   giurisdizionale   sulla   congruità   dell’assegno   una   tantum   è   posto   dalla   legge   a   tutela del   coniuge   più   debole   economicamente.   Pertanto   il   Tribunale   potrà   non   approvare   un   assegno   una tantum    di   entità   troppo   limitata,   mentre   approverà   sempre   un   assegno   una   tantum   di   grande   entità anche se questa appare sovrabbondante.  Se    il    tribunale    non    approva    questa    soluzione,    (perché    ritiene    la    misura    dell’assegno    non congrua),   esso   rifiuterà   di   accogliere   tale   domanda   e   pertanto   la   soluzione   dell’assegno   una   tantum non   potrà   essere   utilizzata   degli   ex   coniugi   per   regolare   i   propri   rapporti   patrimoniali   successivi   al divorzio. A QUANTO AMMONTA L’ASSEGNO DIVORZILE PAGATO IN UN UNICA SOLUZIONE? La   misura   dell’assegno   divorzile   pagato   in   un’unica   soluzione   non   è   specificamente   definita   dalla legge art.lo 5 coma 6,  L.898/70 . La   logica   sottesa   al   pagamento   dell’assegno   divorzile   una   tantum   è   quella   di   mettere   l’ex   coniuge che    lo    riceve    nella    condizione    di    mantenersi    in    modo    indipendente.    L’Esempio    più    tipico    di    detta corresponsione   è   quello   di   un   trasferimento   al   coniuge   più   debole   economicamente   da   parte   dell’altro della   proprietà   di   un   immobile   che   abbia   un   valore   tale   da   consentire   di   trarre   da   esso   frutti   civili   (cioè canoni   di   locazione)   in   misura   paragonabile   all’assegno   divorzile   periodico   al   quale   il   coniuge   più   debole economicamente abbia diritto in base alla legge. Nella   prassi   il   Tribunale   approva   anche   assegni   una   tantum   consistenti   di   quote   di   comproprietà   che da   se   sole   non   consentono   al   coniuge   beneficiario   di   tale   corresponsione   di   ritrarre   da   esse   risorse   uguali a   quelle   di   un   assegno   divorzile   periodico   al   quale   ha   diritto,   ma   approva,   come   detto,   assegni   una   tantum che   siano   anche   solo   paragonabili   a   tale   misura.   Ad   es.   è   stato   ritenuto   congruo   il   trasferimento   della proprietà   di   un   box   auto   a   titolo   di   assegno   una   tantum   alla   moglie   beneficiaria   che   aveva   un   lavoro scarsamente retribuito. I   coniugi   sono   dunque   liberi   di   convenire   un   assegno   divorzile   in   un   unica   soluzione   di   qualunque entità,   avendo   cura   di   non   prevederne   una   troppa   esigua,   per   evitare   che   la   stessa   non   superi   il   vaglio   del giudice chiamato a verificarne la congruità. (Vedi paragrafo precedente punto 3). COME DEVO FARE PER AVERE O PAGARE UN ASSEGNO DIVORZILE IN UN UNICA SOLUZIONE 1 . Deve   essere   usata,   dalla   coppia   di   divorziandi,   la   procedura   di   divorzio   a   domanda   congiunta ,   non essendo   idonea   nessuna   delle   altre   procedure   di   divorzio    a   consentire   il   pagamento   dell’assegno divorzile   in   un   unica   soluzione.   (Nelle   nuove   procedure   di   divorzio   in   Comune   e   di   divorzio   con negoziazione   assistita   non   è   previsto   che   venga   eseguito   il   controllo   di   congruità   che   è   condizione indispensabile   per   il   pagamento   dell’assegno   “una   tantum”,   mentre   nel   divorzio   giudiziale   la   legge vieta al giudice di disporre la soluzione dell’“una tantum”). 2 . È   necessario   indicare   alla   fine   della   procedura,   nelle   conclusioni   che   contengono   la   c.d.   domanda giudiziale   (cioè   ciò   che   si   chiede   al   tribunale   di   statuire   nella   sentenza)   che   detta   corresponsione viene   effettuata   a   titolo   di   pagamento   dell’assegno   divorzile   in   un   unica   soluzione,   ai   sensi   e   per   gli effetti     dell’art.     5     L.     898/70     e     che     pertanto     il     coniuge     beneficiario     (colui     che     riceve     tale corresponsione)     non     potrà     avanzare     alcuna     rivendicazione     o     richiesta     avente     contenuto patrimoniale nei confronti dell’altro (ex) coniuge. È     necessario     cioè     titolare     tale     corresponsione     in     modo     inequivoco,     come     “pagamento dell’assegno   divorzile   in   un   unica   soluzione”,    preferibilmente   citando   espressamente   la   legge,   perché altrimenti,   in   assenza   di   una   specifica   titolazione,   detta   corresponsione   contenuta   nella   domanda, potrebbe   essere   qualificata   come   una   semplice   “donazione”   volta   a   comporre   i   rapporti   patrimoniali della   coppia   dopo   il   divorzio,   che   non   avrebbe   l’effetto   di   impedire   ulteriori   pretese   del   coniuge beneficiario dopo il divorzio. Se   tale   corresponsione   non   viene   correttamente   titolata,   il   coniuge   che   la   esegue   non   si   libera   di qualunque    obbligo    patrimoniale    nei    confronti    dell’altro    e    pertanto    potrebbe    vedersi    domandare dall’altro,   in   un   tempo   successivo,   anche   dopo   anni,      con   procedura   giudiziale,   un   assegno   divorzile periodico.   QUANDO CONVIENE PAGARE UN ASSEGNO DIVORZILE IN UN UNICA SOLUZIONE  PIUTTOSTO CHE UN ASSEGNO PERIODICO? 1 . Quando    l’obbligato    (il     coniuge     che     paga     l’assegno)     vuole    liberarsi    definitivamente    da qualunque onere nei confronti dell’altro coniuge.  2 . Quando   l’obbligato   prevede   di   fare   carriera   e   di   aumentare   in   modo   considerevole   i   propri redditi:    l’assegno   divorzile   periodico    è   rapportato   anche   alle   aspettative   di   benessere   economico nutrite   dall’altro   coniuge   durante   il   matrimonio.   Pertanto   quest’ultimo   potrà   domandare,   anche dopo    la   conclusione   della   procedura   di   divorzio,   in   qualunque   tempo ,   un   adeguamento   del   proprio assegno   divorzile   periodico   ai   nuovi   redditi   dell’ex   coniuge.      In   questo   caso,   il   coniuge   che   paga   un assegno   divorzile   periodico,   potrebbe   vedersi   aumentare   tale   assegno   dal   giudice,   mentre   se   ha pagato   l’assegno   in   un’unica   soluzione,   l’avanzamento   di   carriera   e   il   conseguente   aumento   dei propri redditi, non lo espone a tale rischio. Si   badi   che   il   rischio   di   vedersi   aumentare   l’assegno   divorzile   periodico   dopo   il   divorzio,   deriva, come   detto,   dal   fatto   che   l’altro   coniuge   si   è   adoperato   nel   progetto   matrimoniale   ed   ha   maturato aspettative   di   benessere   durante   il   matrimonio   che   la   legge   tutela.   Se   l’aumento   delle   risorse   del coniuge    obbligato    non    derivano    da    un    avanzamento    di    carriera    ma    da    un    lavoro    diverso     o    da un’iniziativa   imprenditoriale   diversa ,   cominciata   dopo   il   divorzio ,   detto   aumento   di   risorse   non   era prevedibile   dal   coniuge   beneficiario   prima   del   divorzio   e   su   questo   aumento   pertanto   non   ha   potuto maturare   alcuna   aspettativa.   Pertanto   il   fatto   che   l’obbligato   si   è   arricchito   con   attività   del   tutto diversa    da    quella    che    svolgeva    prima    del    divorzio    non    consente    al    beneficiario    di    chiedere    un aumento   dell’assegno   divorzile   periodico   rapportato   ai   redditi   che   derivano   da   detta   nuova   attività non   prevedibile   al   momento   del   divorzio.   Il   caso   più   estremo   è   quello   di   arricchimento   del   coniuge che   paga   l’assegno   derivante   da   una   vincita   al   totocalcio -per   antonomasia   imprevedibile-   successiva al divorzio. QUANDO CONVIENE PAGARE UN ASSEGNO PERIODICO PIUTTOSTO CHE UN ASSEGNO DIVORZILE IN UN UNICA SOLUZIONE? 1 . Quando   il   coniuge   obbligato   (il    coniuge    che    paga    l’assegno)    ha   interesse   ad   un   risparmio fiscale:    il   pagamento   dell’assegno   divorzile   periodico   consente   all’obbligato   (colui   che   deve   versare l’assegno)    di    detrarre    detta    corresponsione    dal    proprio    imponibile    assicurandosi    un    risparmio fiscale,    mentre    il    pagamento    dell’assegno    divorzile    in    un    unica    soluzione    non    consente    alcuna detrazione:   la   Commissione   Tributaria   del   Lazio   -sent.   n.   528/01/12   del   19.11.2012-   ha   stabilito infatti   che   “l’assegno   divorzile   corrisposto   una   tantum   ha   natura   patrimoniale   e   risarcitoria;   pertanto, da   un   lato,   non   costituisce,   per   il   coniuge   che   lo   riceve,   reddito   imponibile;   dall’altro   lato   non   è   una   spesa deducibile per colui che lo eroga” . 2 . Quando   il   beneficiario   (il   coniuge   che   riceve   l’assegno)   ha   intenzione   di   risposarsi   o   cominciare una   convivenza   more   uxorio    (cioè   stabile   e   continuativa)   con   altra   persona:   le   nuove   nozze   e   la convivenza   more   uxorio   di   un   coniuge   sollevano   l’altro   dall’obbligo   di   pagare   l’assegno   divorzile periodico.    Nel    primo    caso,    le    nuove    nozze    del    coniuge    beneficiario    sollevano    ope    legis    l’altro dall’obbligo   di   continuare   a   corrispondere   un   assegno   divorzile   periodico.   Nel   secondo   caso,   cioè   se   il coniuge   beneficiario   inizia   una   convivenza   more   uxorio   con   altra   persona,   l’obbligato   che   vuole interrompere   il   pagamento   dell’assegno   deve   prima   ottenere   dal   giudice   un   provvedimento   che   lo sollevi   da   tale   obbligo   all’esito   di   un   procedimento   giudiziale,   nel   quale   dovrà   provare   il   fatto   della convivenza more uxorio dell’altro  coniuge. 3 . Quando   il   beneficiario   sta   per   iniziare   un’attività   di   lavoro   che   si   prevede   redditizia:    se   il beneficiario     inizia     una     attività     lavorativa     redditizia,     tale     da     consentirgli     di     conservare autonomamente   il   tenore   di   vita   goduto   in   costanza   di   matrimonio,   l’obbligato   può   chiedere   e ottenere   dal   giudice   che   sia   sollevato   dall’obbligo   di   pagare   l’assegno   divorzile   periodico.   Se   invece ha già pagato l’assegno una tantum, non può recuperare tale corresponsione. 4 . Quando   l’obbligato   prevede   di   perdere   il   lavoro   o   di   veder   ridotti   i   propri   redditi .   Nel   primo caso   può   chiedere   al   giudice   di   essere   sollevato   dall’obbligo   del   pagamento   dell’assegno   periodico, nel   secondo   può   ottenere   una   riduzione   di   quello,   mentre   se   ha   conferito   una   quantità   di   ricchezza importante   all’altro   coniuge   a   titolo   di   pagamento   dell’assegno   divorzile   in   un   unica   soluzione,   non potrà recuperare tale ricchezza che rimarrà di proprietà dell’altro.   _________________________________________ QUANDO CONVIENE RICEVERE UN ASSEGNO DIVORZILE IN UN UNICA SOLUZIONE  PIUTTOSTO CHE UN ASSEGNO PERIODICO? 1 . Quando   il   beneficiario   (il   coniuge   che   riceve   l’assegno)   intende   risposarsi.   Per   il   fatto   che   le nuove    nozze    del    coniuge    beneficiario    (cioè    colui    che    riceve    l’assegno)    di    un    assegno    divorzile periodico   fanno   cessare   il   suo   diritto   a   ricevere   tale   assegno    dall’ex   coniuge,   (vedi   sopra   su   questa pagina)    se    detto    beneficiario    intende    risposarsi    è    evidentemente    preferibile    per    lui    ricevere    il pagamento   dell’assegno   divorzile   in   un   unica   soluzione:   in   caso   di   nuove   nozze   l’assegno   pagato   in un   unica   soluzione   (ad.   es.   con   il   conferimento   di   un   appartamento)   non   va   reso,   mentre   se   si   è optato per l’assegno periodico, con le nuove nozze questa prestazione si perde. 2 . Quando   il   beneficiario   ha   in   programma   di   cominciare   una   convivenza   more   uxorio   con   altra persona :   se   il   coniuge   beneficiario   ha   in   programma   di   cominciare   una   convivenza   more   uxorio ,   è preferibile   il   pagamento   dell’assegno   divorzile   in   un   unica   soluzione   perché   l’attuale   orientamento della   giurisprudenza   ricollega   a   tale   condizione   la   perdita   del   diritto    a   ricevere   il   pagamento   di   un assegno divorzile periodico.  3 . Quando   l’obbligato   (il   coniuge   che   paga   l’assegno)   si   prevede   che   diventerà   disoccupato   o   in crisi   economica:    perché   ad   es.   l’azienda   per   la   quale   lavora   è   in   crisi   e   prevede   dei   tagli   ai   posti   di lavoro,   è   evidentemente   più   sicura   per   l’altro   la   soluzione   del   pagamento   dell’assegno   divorzile   in   un unica   soluzione,   perché   la   perdita   o   la   riduzione   dei   redditi   dell’obbligato   consente   a   questi   di chiedere   al   giudice,   in   qualunque   tempo,   a   modifica   delle   condizioni   di   divorzio    di   essere   sollevato dall’obbligo   di   pagare   l’assegno   periodico,   o   la   riduzione   di   questo,   mentre   chi   ha   ricevuto   un   bene economico   importante   a   titolo   di   pagamento   dell’assegno   divorzile   in   un   unica   soluzione,   se   l’altro coniuge entra in crisi non lo deve rendere.  4 . Quando    il    beneficiario    prevede    di    iniziare    un’attività    lavorativa    redditizia:    In    qualunque momento   è   possibile   per   il   coniuge   obbligato   chiedere,   anche   contro   la   volontà   dell’altro,   la   modifica delle   condizioni   di   divorzio   stabilite   dalla   sentenza    se,   successivamente   ad   essa,   si   sono   verificare delle   modificazioni   dei   rapporti   patrimoniali   o   personali   degli   ex   coniugi   tali   da   rendere   la   disciplina contenuta   nella   sentenza   non   più   idonea   a   regolare   correttamente   detti   rapporti   secondo   criteri   di giustizia.    Il    beneficiario    dell’assegno    divorzile    periodico,    se    consegue    adeguati    redditi    propri, potrebbe   perdere   tale   assegno,   ottenuto   quando   non   lavorava.   Se   invece   ha   scelto   di   ricevere   un assegno   divorzile   “una   tantum”   anche   se   in   un   tempo   successivo   si   arricchisce   grazie   ad   un   attività lavorativa, quanto ha ottenuto dall’altro coniuge non lo deve rendere.    5 . Quando   l’altro   coniuge   offre   a   titolo   di   assegno   “una   tantum”   una   quantità   di   ricchezza davvero   importante:    (ad   es.   un   appartamento   di   valore   dal   quale   ricavare,   locandolo,   un   buon reddito stabile e sicuro). QUANDO CONVIENE RICEVERE UN ASSEGNO PERIODICO PIUTTOSTO CHE UN ASSEGNO DIVORZILE IN UN UNICA SOLUZIONE? 1 . Quando    per    il    beneficiario    (il    coniuge        che    riceve    l’assegno)    non    sono    in    previsione    convivenze    more    uxorio,    né    nuove    nozze    e    il    coniuge    più    abbiente    offre    come    pagamento dell’assegno   divorzile   in   un   unica   soluzione   una   somma   di   entità   modesta   o   una   proprietà   di   scarso valore, è preferibile l’assegno divorzile periodico che si riceverà potenzialmente per tutta la vita. 2 . Quando   il   beneficiario   non   prevede   di   trovare   un   lavoro   o   di   iniziare   un’attività   redditizia      perché   in   caso   contrario   queste   circostanze   possono   escludere   il   diritto   già   acquisto   a   ricevere   un assegno   divorzile   periodico,   legittimando   l’obbligato   a   domandare   la   modica   delle   condizioni   di divorzio 3 . Quando   l’entità   del   TFR   dell’altro   coniuge   è   importante:   l’assegno   divorzile   periodico    dà   diritto al   coniuge   beneficiario   che   non   sia   passato   a   nuove   nozze   ad   una   quota   del   TFR    dell’altro   coniuge, rapportata   alla   coincidenza   del   tempo   del   matrimonio   con   quello   del   rapporto   di   lavoro   che   ha fruttato   il   TFR.   Il   pagamento   dell’assegno   divorzile   in   un   unica   soluzione   preclude   invece   questa possibilità.   É   pertanto   consigliabile   fare   una   previsione   sulla   misura   del   TFR   che   il   coniuge   più abbiente    dovesse    conseguire    dopo    il    divorzio    e    la    quota    spettante    all’altro    per    valutare    la vantaggiosità o meno della soluzione di ricevere l’assegno divorzile in un unica soluzione.  4 . Quando    l’entità    della    pensione    di    reversibilità    dell’altro    coniuge    è    importante:     mentre l’assegno    divorzile    periodico     dà    diritto    al    coniuge    beneficiario    ad    una    quota    della    pensione    di reversibilità    dell’altro,   il   pagamento   dell’assegno   divorzile   in   un   unica   soluzione   preclude   questa possibilità.   È   pertanto   consigliabile   valutare   la   misura   della   pensione   di   reversibilità   in   relazione all’età   dell’altro   coniuge,   per   decidere   se   rinunciarvi   o   meno,   in   cambio   di   un   assegno   pagato   in   un unica soluzione.   5 . Quando   l’obbligato   offre   una   quantità   di   ricchezza   troppo   modesta :   è   necessario   calcolare   i “frutti   civili”   (cioè   i   canoni   di   locazione)   che   si   possono   trarre   dal   bene   offerto   a   titolo   di   pagamento dell’assegno   divorzile   una   tantum   e   rapportarli   con   l’assegno   divorzile   periodico   al   quale   si   avrebbe diritto.
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