INDICE DEI CAPITOLI LE   PROCEDURE   CONSENSUALI   DI   DIVORZIO                  -                  IL   DIVORZIO   A   DOMANDA   CONGIUNTA                 -                  IL   DIVORZIO   BREVE         -         IL DIVORZIO   CON   NEGOZIAZIONE   ASSISTITA             -            IL   DIVORZIO   DAVANTI   AL   SINDACO   IN   FUNZIONE   DI   UFFICIALE   DELLO   STATO CIVILE ______________________________________________ Il presente capitolo è focalizzato sulle procedure consensuali di divorzio. Per avere maggiori informazioni di tipo generico sull’istituto del divorzio,  sulle sue caratteristiche, funzioni e peculiarità ti suggeriamo di leggere i capitoli precedenti che trovi COSA SONO LE PROCEDURE CONSENSUALI DI DIVORZIO ? Le   procedure   consensuali   di   divorzio   sono   una   sequenza   di   operazioni   con   effetti   giuridici   che   i coniugi   possono   porre   in   essere   per   sciogliere   il   vincolo   coniugale,   a   condizione   che   la   coppia   si   accordi   sul fatto di divorziare e sulla disciplina dei propri rapporti successivi al divorzio. Tali   procedure,   in   quanto   di   tipo   “consensuale”,   sono   utilizzabili   solo,   come   appena   detto,   se   sia   già sorto   un   accordo   tra   i   coniugi   sulla   scelta   di   divorziare   e   sulla   disciplina   dei   propri   rapporti   personali   e patrimoniali   successivi   al   divorzio,   o   se   detto   accordo   sorge   durante   negoziazioni   condotte   con   l’aiuto   dei propri avvocati.   COSA SUCCEDE SE NON MI ACCORDO CON L’ALTRO CONIUGE? Che   non   è   utilizzabile   una   procedura   consensuale   di   divorzio   e   pertanto   quello   dei   due   coniugi   che vuole divorziare dovrà iniziare una procedura di divorzio contenzioso .    QUANDO POSSIAMO DIVORZIARE ? Il    divorzio    è    consentito    solo    dopo    la    separazione.    L’ordinamento    non    ammette    la    possibilità    di divorziare senza che sia stata eseguita in precedenza la separazione personale dei coniugi, in particolare:  Le   procedure   di   divorzio   possono   essere   iniziate   dopo   che   siano   passati   almeno   6   mesi   da   momenti specifici   della   procedura   di   separazione   di   rito   consensuale    eseguita   dalla   coppia   o   almeno   12   mesi   dal momento dell’udienza presidenziale se la coppia si è separata con rito giudiziale . (vedi   esattamente   Qui    il   dies   a   quo   del   termine   detto ,   cioè   da   quando   esattamente   devono   passare i 6/12 mesi per poter divorziare).   Per   poter   divorziare,   la   separazione   non   deve   essere   stata   interrotta   da   una   riconciliazione   a   cui   abbia fatto   seguito,   per   un   ripensamento,   l’intento   di   divorziare.   Ciò   perché   la   riconciliazione    annulla   lo   status di separazione e rende pertanto improcedibile la domanda di divorzio. QUALI SONO LE PROCEDURE CONSENSUALI DI DIVORZIO? Esistono 3 procedure consensuali divorzio: 1 . il divorzio a domanda congiunta 2 . il divorzio con negoziazione assistita   3 . il divorzio davanti al sindaco  (o un suo delegato) in funzione di Ufficiale delle Stato Civile QUANTO TEMPO OCCORRE PER DIVORZIARE CON UNA PROCEDURA CONSENSUALE DI DIVORZIO? Il   tempo   varia   a   seconda   della   procedura   usata.   Vedi   tale   indicazione,   per   ogni   singola   procedura, cliccando sui link che trovi nel paragrafo precedente. POSSIAMO SCEGLIERE UNA QUALUNQUE PROCEDURA PER DIVORZIARE O CI SONO CONDIZIONI PARTICOLARI PER ACCEDERE AD UNA SPECIFICA PROCEDURA. La   coppia   è   libera   di   scegliere   quale   procedura   usare,   con   l’eccezione   della   procedura   di   divorzio davanti   al   Sindaco   che   è   accessibile   solo   alla   coppia   che   non   abbia   figli   minorenni   o   non    indipendenti economicamente. SE ABBIAMO TROVATO UN ACCORDO POSSIAMO DIVORZIARE DA SOLI O SERVE UN AVVOCATO? Se   non    ci   sono   figli   minorenni   o   ancora   a   carico    i   coniugi   possono   eseguire   da   soli   la   procedura   di divorzio davanti al Sindaco , non le altre, per le quali è necessario il ministero di un difensore. COME SI PROCEDE? Il     divorzio     a     domanda     congiunta      ed     il     divorzio     con     negoziazione     assistita      si     eseguono, fondamentalmente,      fornendo   al   giudice   la   disciplina   scritta   dei   rapporti   personali   e   patrimoniali   degli   ex coniugi    successivi    al    divorzio,    frutto    di    un    accordo    tra    gli    stessi,    per    consentirgli    di    verificare    la corrispondenza   di   detta   disciplina   agli   interessi   della   prole.   Ove   tale   corrispondenza   sussista,   il   giudice approva    il    testo.    L’approvazione    della    disciplina    è    condizione    essenziale    per    poter    perfezionare    le procedure ed ottenere il divorzio. La   procedura   consensuale   di   divorzio   davanti   al   sindaco    “(o   un   suo   delegato   in   funzione   di   Ufficiale   delle Stato   Civile)”    invece,   essendo   accessibile   solo   alle   coppie   che   non   hanno   figli   non   ancora   indipendenti economicamente,   non   prevede   il   vaglio   del   giudice   e   pertanto   il   testo   contenente   la   detta   disciplina   viene semplicemente   depositato   presso   la   Casa   Comunale   che   ne   attribuisce   validità   e   rende   obbligatorie   le pattuizioni in essa contenute. (Per   i   dettagli   sulle   attività   richieste   per   l’esecuzione   e   il   completamento   delle   singole   procedure clicca sui link del presente paragrafo). A COSA SERVE LA DISCIPLINA DEI RAPPORTI PATRIMONIALI E PERSONALI? Tutte   le   procedure   di   divorzio   mirano   fondamentalmente   ad   impedire   il   prosieguo   delle   liti   che hanno   indotto   i   coniugi   a   divorziare,   attraverso   la   realizzazione   di   una   disciplina   scritta    cogente   dei rapporti   personali    (es.   con   chi   stanno   i   figli,   quando)   e   patrimoniali    (es.   chi   paga,   cosa)   dei   coniugi   che li   sollevi   dall’onere   di   dover   quotidianamente   trovare   un   accodo   su   tali   rapporti   in   un   momento   in   cui, per il fatto delle liti, non sono più in grado di farlo. Poiché   per   legge   i   patti   scritti,   che   contengono   la   disciplina   dei   rapporti   della   coppia   successivi   al divorzio   devono   essere   rispettati   sotto   pena   di   importanti   sanzioni ,    una   volta   stabiliti,   ad   entrambi   i coniugi   basterà   pretendere   il   rispetto   di   quei   patti,   se   necessario   con   azione   giudiziale,   per   non   dover più litigare sui rapporti da essi regolati. SU COSA DEVO ACCORDARMI CON L’ALTRO CONIUGE PER POTER DIVORZIARE UTILIZZANDO UNA PROCEDURA CONSENSUALE DI DIVORZIO? 1 . sul fatto di divorziare 2 . sulla disciplina dei rapporti personali 3 . sulla disciplina dei rapporti patrimoniali  CHE TIPO DI DISCIPLINA DEI RAPPORTI PERSONALI  E’ NECESSARIO DARCI PER DIVORZIARE CON UNA PROCEDURA CONSENSUALE? è necessario prevedere un disciplina dettagliata su: 1 . l’affidamento della prole 2 . i tempi di permanenza della prole presso ciascun genitore 3 . l’assegnazione della casa familiare Poiché   nelle   procedure   consensuali   di   divorzio   è   la   coppia   che   decide   la   disciplina   dei   propri rapporti    successivi   al   divorzio   stesso,   si   indica   qui   di   seguito   gli   elementi   essenziali   sui   quali   i   coniugi devono   trovare   un   accordo   per   accedere   ad   una   qualunque   delle   dette   procedure.   (Siccome   la   procedura di   divorzio   innanzi   all’Ufficiale   di   stato   Civile    (cosiddetta   “divorzio   in   Comune” ),   non   è   procedibile   se   ci sono   figli   non   ancora   indipendenti   economicamente,   se   siete   interessati   a   quella   procedura,   potete passare al paragrafo successivo, escludendo quanto qui esposto con riferimento alla prole. 1)   Riguardo   all’ affidamento   della   prole    è   preferibile   prevedere   il   regime   di   affido   condiviso   perché la    previsione    del    regime    di    affido    esclusivo    della    prole    ad    uno    dei    due    coniugi,    in    assenza    di    un adeguata   giustificazione   che   provi   l’inidoneità   dell’altro   genitore   a   condividere   l’affido,   potrebbe   non superare   il   vaglio   del   collegio   nella   procedura   di   divorzio   tribunalizia   o   quello   del   Procuratore   della Repubblica   nella   procedura   di   divorzio   con   negoziazione   assistita.   Ciò   giacché   la   legge   di   riforma   del 2006    ha    espressamente    previsto    la    preferenza    per    l’affido    di    tipo    condiviso    e    considerato    l’affido esclusivo   come   soluzione   residuale   da   disporre,   come   detto,   solo   in   presenza   di   un   caso   di   inidoneità   di uno dei genitori all’affido condiviso. Non   deve   essere   previsto   l’affidamento   con   riferimento   alla   prole   maggiorenne   della   quale   si   dovrà indicare solo il genitore con il quale risiederà fino all’indipendenza economica. 2)   Per   quanto   riguarda   il   tempo   che   la   prole   deve   passare   con   un   genitore   e   con   l’altro ,   questo dovrebbe   essere   di   pari   entità   per   evitare   che   la   prole   formi   un   carattere   che   consista   della   clonazione del   carattere   del   genitore   con   il   quale   dovesse   convivere   per   un   tempo   troppo   esteso.   E’   stato   osservato infatti   che   la   prole   è   portata   ad   assorbire   e   ripetere   le   reazioni   ai   casi   della   vita   del   genitore   con   il   quale prevalentemente convive. Per   evitare   questo   problema   la   legge   di   riforma   del   diritto   di   famiglia   ha   espressamente   previsto   il diritto   della   prole    di   passare   un   tempo   equilibrato   e   continuativo   con   entrambi   i   genitori   considerando evidentemente      preferibile   che   la   prole   formi   un   carattere   terzo   fondato   sull’osservazione   critica   delle condotte   di   più   persone,   e   significativamente   la   legge   10   novembre   2014,   n.   162   art.lo   6   comma   3   che disciplina   la   procedura   di   divorzio   con   negoziazione   assistita ,   ha   reso   obbligatorio   che   gli   avocati inseriscano   nella   convenzione   la   seguente   dizione:   gli   avvocati   hanno   informato   le   parti   dell'importanza per il minore di trascorrere tempi adeguati con ciascuno dei genitori”  nell’accordo di separazione. 3)   L’assegnazione   della   casa   familiare   è   un   istituto   che   consente   di   conservare   le   abitudini   della prole     radicate     nella     casa     ove     si     è     incentrata,     prima     del     divorzio,     la     vita     della     famiglia, indipendentemente   da   chi   abbia   il   diritto   di   detenzione   di   tale   immobile   (proprietà,   comproprietà, titolarità    di    un    contratto    di    locazione    o    di    comodato.    La    coppia    può    prevedere    un    diritto    di assegnazione    a    favore    di    quello    dei    due    coniugi    con    il    quale    viene    stabilito    che    la    prole    conviva prevalentemente. Vedi aplius Qui   CHE TIPO DI DISCIPLINA DEI RAPPORTI PATRIMONIALI E’ NECESSARIO DARCI PER DIVORZIARE CON UNA PROCEDURA CONSENSUALE? A) Con riferimento ai figli, Le     pattuizioni     che     disciplinano     i     rapporti     patrimoniali     della     coppia     devono     prevedere necessariamente    l’obbligo    a    carico    del    coniuge    più    abbiente    di    pagare    un    assegno    all’altro    per concorrere   al   mantenimento   della   prole   durante   i   periodi   di   permanenza   della   prole   con   quest’ultimo. (salvi i rarissimi casi in cui la prole abbia adeguate risorse proprie)  ove:  1 . vi siano differenze tra le risorse  dei due genitori e 2 . il tempo di permanenza della prole con ciascun genitore crea una sperequazione di dette risorse. Tale    contributo    deve    consistere    in    una    corresponsione    periodica    denaro:    il    c.d.    “assegno    di mantenimento” . Se   i   figli   sono   minorenni   il   beneficiario   dell’assegno   (cioè   il   creditore   di   tale   prestazione)   non   è immediatamente    il    minore    o    i    minori    ma    è    il    coniuge    coaffidatario    (se    è    previsto    l’affidamento condiviso)   o   il   coniuge   affidatario   esclusivo   della   prole.   La   prole   è   il   beneficiario   mediato   di   tale corresponsione,   nel   senso   che   il   coniuge   che   riceve   gli   assegni   dall’altro      per   il   mantenimento   della prole deve volgerli a tale scopo e non può usarli in altro modo. Se   i   figli   sono   maggiorenni,   è   possibile   prevedere   che   il   contributo   venga   versato   immediatamente a    loro,    che    diventano    i    creditori    della    prestazione    del    versamento    dell’assegno    periodico.    Tale previsione   proposta   dai   coniugi   può   non   essere   accettata   dal   Giudice,   che,   anche   nelle   procedure   di consensuali    di    divorzio,    ha    l’obbligo    di    verificare    la    corrispondenza    delle    pattuizioni    dei    coniugi all’interesse   della   prole   anche   maggiorenne   ( art.   337   septies   c.c. ).   (Ad   es.   pattuizioni   che   prevedessero il   versamento   dell’assegno   di   mantenimento   della   prole   a   figli   tossicodipendenti   non   verrebbe   validato dal giudice).   Se   i   figli   sono   più   di   uno   è   necessario   prevedere   un   assegno   periodico   specifico   per   ciascun   figlio, non   essendo   possibile   prevedere   un   unico   assegno   cumulativo.   Ciò   in   quanto   gli   assegni   sono   soggetti a   revisione   separata.   Cioè   quando   un   figlio   trova   un   lavoro   e   consegue   adeguati   redditi   propri,   il coniuge   obbligato   a   corrispondere   un   assegno   per   il   suo   mantenimento   può   chiedere   giudizialmente   di essere   sollevato   da   tale   obbligo,   ma   non   da   quello   di   corrispondere   gli   assegni   per   il   mantenimento degli    altri    figli    non    ancora    economicamente    indipendenti.    Pertanto    ogni    assegno    deve    essere specificamente determinato nel suo preciso ammontare per ognuno dei figli. L’aggiornamento    della    misura    degli    assegni    al    costo    della    vita    c.d.    aggiornamento    ISTAT    è obbligatorio e può comportare una riduzione degli assegni in caso (raro) di deflazione. Non   è   possibile   prevedere   un   termine   per   la   corresponsione   degli   assegni   di   mantenimento   della prole:   es.   pagherò   gli   assegni   fino   al   compimento   dell’anno   18 mo    di   mio   figlio,   trattandosi   il   tempo   della corresponsione   dell’assegno   per   il   mantenimento   dei   figli   di   un   diritto   indisponibile   regolato   da   norme imperative.   (Cioè   è   la   legge   stessa   a   stabilire   imperativamente   la   durata   del   tempo   nel   quale   devono essere    pagati    gli    assegni ,    pertanto    detta    durata    non    può    essere    stabilita    dai    genitori    in    modo differente). B)  Con riferimento all’ex coniuge :    Oltre   all’assegno   di   mantenimento   della   prole ,   la   Legge   riconosce   al   coniuge   economicamente   più debole   il   diritto   ad   un   assegno   divorzile    cioè   ad   una   corresponsione   periodica   di   una   somma   di   denaro. La    previsione    di    un    assegno    divorzile    -a    differenza    dell’assegno    per    il    mantenimento    dei    figli- quantunque   vi   siano   differenze   tra   le   risorse   dei   coniugi,   non   è   giuridicamente   obbligatoria   e   può essere rinunciata volontariamente dal coniuge più debole economicamente. Se   quest’ultimo   invece   vuole   l’assegno   e   il   coniuge   più   abbiente   glielo   nega,   il   coniuge   più   debole economicamente    può    ottenerlo,    d’imperio,    dal    giudice,    promuovendo    la    differente    procedura    di divorzio contenzioso Leggi le caratteristiche e i presupposti dell’assegno divorzile  per l’ex coniuge. In    genere    per    trovare    un    accordo    sulla    misura    dell’assegno    divorzile    è    necessario    fare    una previsione   realistica   sull’assegno   che   si   potrebbe   ottenere   in   un   giudizio   di   divorzio   contenzioso,   cioè in   un   giudizio   nel   quale   è   il   giudice   al   posto   dei   coniugi   a   decidere   la   misura   dell’assegno.   Ciò   si   può fare   rivolgendosi   ad   un   avvocato   o   valutando   quanto   occorre   al   coniuge   più   debole   per   mantenere   il tenore di vita goduto in costanza di matrimonio. Recentemente    una    sentenza    della    Corte    di    Cassazione    Civile,    (sez.I,    sentenza    10/05/2017    11504) ,   ha   stabilito   che   l’assegno   non   deve   essere   adeguato   alla   necessità   di   conservare   il   tenore   di   vita goduto   in   costanza   di   matrimonio,   ma   deve   solo   assicurare   una   condizione   di   vita   dignitosa.   Trattasi tuttavia    di    una    giurisprudenza    (la    giurisprudenza    è    l’insieme    delle    sentenze    su    un    determinato argomento)   minoritaria   (cioè   di   numero   inferiore   rispetto   all’insieme   di   quelle   emesse   dalla   Suprema Corte    che    interpretano    la    legge    in    modo    opposto).    La    giurisprudenza    maggioritaria    attualmente stabilisce   ancora   che   l’adeguatezza   dell’assegno   alla   conservazione   del   tenore   di   vita   matrimoniale   è   il criterio per determinare la misura dell’assegno divorzile. Una   volta   fatta   una   previsione   di   massima   sulla   misura   dell’assegno   divorzile   che   potrebbe   essere riconosciuto   in   un   giudizio   contenzioso   dal   giudice   al   coniuge   più   debole,   la   coppia   può   decidere   di evitare   le   lungaggini   e   i   costi   di   un   divorzio   contenzioso   e   accordarsi   sulla   misura   dell’assegno   divorzile per accedere ad una delle procedure consensuali di  divorzio. Naturalmente      non   è   previsto   dalla   legge   alcun   limite   alla   misura   dell’assegno:   se   il   coniuge economicamente   più   forte   vuole   pagare   un   assegno   abbondante,   la   coppia   è   libera   di   scegliere   una misura   di   assegno   divorzile   particolarmente   generosa   se   il   coniuge   meno   abbiente   accetta   una   misura ridotta   o   rinuncia   a   all’assegno   divorzile   questo   è   consentito,   non   essendo   vincolata   la   determinazione dell’assegno per l’ex coniuge al calcolo del tenore di vita goduto in costanza di matrimonio. 
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