INDICE DEL CAPITOLO COS’È   IL   DIVORZIO            -            DIFFERENZA   TRA   IL   DIVORZIO   E   LA   SEPARAZIONE         -         QUANDO   POSSO   DIVORZIARE            -         LIMITE   DI EFFICACIA   DELLA   SENTENZA   DI   DIVORZIO      -      L’ASSEGNO   DIVORZILE       -      IL   PAGAMENTO   DELL’ASSEGNO   DIVORZILE   IN      UN     UNICA      SOLUZIONE          -         L’ASSEGNO   DI   MANTENIMENTO   DEI   FIGLI   NEL   DIVORZIO          -         L’AFFIDAMENTO   DELLA   PROLE   NEL DIVORZIO        -      L’ASSEGNAZIONE   DELLA   CASA   CONIUGALE   NEL   DIVORZIO      -      IL   DIRITTO   AD   UNA   QUOTA   DEL   TRATTAMENTO DI   FINE   RAPPORTO   PERCEPITO   DALL’ALTRO   CONIUGE          -         IL      DIRITTO   ALLA      PENSIONE      DI      REVERSIBILITÀ         -         I       DIRITTI     SUCCESSORI    NEL    DIVORZIO             -        LA    MODIFICA    DELL’ASSEGNO    E    DELL’AFFIDAMENTO    DEI    FIGLI    DOPO    LA    SENTENZA DEFINITIVA DI DIVORZIO     -    TASSE E AGEVOLAZIONI FISCALI NEL DIVORZIO   ________________________________________________ DEVO PAGARE LE TASSE SULL’ASSEGNO DIVORZILE CHE RICEVO PER IL CONTRIBUTO AL MIO MANTENIMENTO? Si.   L’assegno   divorzile   per   concorrere   al   mantenimento   dell’ex   coniuge   è   considerato   un   reddito del   “beneficiario”    (cioè   del   coniuge   che   riceve   detto   l’assegno)   dalla   legge   fiscale   e   pertanto   egli   è tenuto a dichiarare tale reddito al fisco e a pagare le relative tasse su quel reddito. La   cifra   ricevuta   a   titolo   di   assegno   divorzile   è   infatti   una   risorsa   che   il   coniuge   beneficiario   volge alla    cura    dei    propri    personali    interessi    (a    differenza    degli    assegni    che    riceve    per    il    concorso    al mantenimento dei figli) e pertanto rappresenta per lui un reddito. Fa   eccezione   il   pagamento   dell’assegno   divorzile   in   un   unica   soluzione .    La   Commissione   Tributaria del   Lazio   (sent.   n.   528/01/12   del   19.11.2012)   ha   stabilito   infatti   che   “l’assegno   divorzile   corrisposto   una tantum   ha   natura   patrimoniale   e   risarcitoria;   pertanto,   da   un   lato,   non   costituisce,   per   il   coniuge   che   lo riceve, reddito imponibile; dall’altro lato non è una spesa deducibile per colui che lo eroga” .   SE PAGO UN ASSEGNO PER CONCORRERE AL MANTENIMENTO DELL’ALTRO CONIUGE POSSO SCARICARLO DALL’IMPONIBILE? Si,   per   il   coniuge   che   paga   un   assegno   divorzile   all’altro   tale   corresponsione   rappresenta   una spesa che la legge fiscale consente di detrarre dall’imponibile. DEVO PAGARE LE TASSE SUGLI ASSEGNI CHE RICEVO PER IL CONTRIBUTO AL MANTENIMENTO DELLA PROLE? No.    Il    beneficiario    (colui    che    riceve    assegni    dal    coniuge    più    abbiente    per    il    contributo    al mantenimento della prole) riceve sempre una somma netta, sulla quale non deve pagare alcuna tassa. Egli è tenuto a volgere interamente tali somme alla soddisfazione delle esigenze della prole. SE PAGO UN ASSEGNO ALL’ALTRO CONIUGE PER CONCORRERE AL MANTENIMENTO DELLA PROLE, POSSO SCARICARLO DALL’IMPONIBILE? No.   Le   somme   ricevute   a   titolo   di   assegni   per   concorrere   al   mantenimento   dei   figli   versati   da   un coniuge   all’altro   non   vengono,   per   ovvi   motivi,   considerati   come   un   reddito   del   beneficiario.   Ciò perché   il   beneficiario   è   tenuto   a   volgere   tali   somme   interamente   alla   soddisfazione   delle   esigenze della prole e non può usarle per se. La   legge   fiscale   pertanto   stabilisce   che   le   tasse   su   tali   assegni   è   tenuto   a   pagarle   il   coniuge “obbligato” (cioè colui che paga all’altro un assegno per concorrere al mantenimento dei figli). Tali   somme   infatti   rappresentano   per   il   coniuge   obbligato,   nel   momento   in   cui   le   percepisce come   frutto   della   propria   attività   professionale,   un   guadagno   sottoposto   a   tassazione.   Tale   porzione di   reddito   l’obbligato   è   poi   tenuto   a   volgere   alla   soddisfazione   dei   propri   obblighi   di   mantenimento della   prole,   a   nulla   rilevando   il   fatto   che   sia   materialmente   l’altro   coniuge   ad   effettuare   i   pagamenti necessari per la realizzazione di tale scopo, nei periodi di permanenza della prole presso di se.  CHI PAGA LE TASSE SUI TRASFERIMENTI IMMOBILIARI  CHE COMPONGONO I RAPPORTI PATRIMONIALI NEL DIVORZIO? Come   abbiamo   visto,   è   possibile   accordarsi   per   comporre   i   rapporti   patrimoniali   della   coppia   nella separazione    e      nel   divorzio    mediante   il   trasferimento   di   proprietà   piene   o   di   quote   di   comproprietà   su immobili.    l’art.lo   19   legge   6   marzo   1987   n.   74    stabilisce   che      Tutti   gli   atti ,   i   documenti   ed   i   provvedimenti relativi    al    procedimento    di    scioglimento    del    matrimonio    o    di    cessazione    degli    effetti    civili    del matrimonio sono esenti dall'imposta di bollo, di registro e da ogni altra tassa . É   pertanto   possibile   inserire   nelle   pattuizioni   che   regolano   i   rapporti   patrimoniali   nelle   procedure consensuali   di   divorzio   il   trasferimento   di   proprietà   immobiliari   volto   alla   composizione   complessiva   di tali rapporti per fruire della completa detassazione  su detti trasferimenti. Tale   soluzione   è   vietata   nel   divorzio   davanti   all’Ufficiale   di   Stato   Civile   ed   è   consentita   in   tutte   le altre procedure di divorzio di tipo consensuale. Non   è   possibile   chiedere   la   giudice   di   imporre   d’imperio,   nei   giudizi   di   divorzio   contenzioso   il trasferimento   della   proprietà   di   un   immobile   contro   la   volontà   del   coniuge   proprietario   per   comporre   i rapporti patrimoniali della coppia. Riassumendo:    le    tasse    su    tali    trasferimenti    semplicemente    non    devono    esse    pagate,    ma    è necessario    titolare    preventivamente    tali    trasferimenti    negli    atti    delle    procedure    consensuali    di divorzio   come   “componimento   dei   rapporti   patrimoniali   della   coppia   nella   separazione”    altrimenti   il notaio   che   eseguirà   tali   trasferimenti   non   potrà   invocare   l’applicazione   dell’ art.lo   19   legge   6   marzo 1987 n. 74  per ottenere lo sgravio. CHI HA DIRITTO DI INCASSARE GLI ASSEGNI FAMILIARI? Gli   assegni   familiari   spettano   al   100%   al   coniuge   affidatario   esclusivo .   La   Legge   19   maggio 1975,   n.   151   art.   211   prevede   che   "il   coniuge   cui   i   figli   sono   affidati   ha   diritto   in   ogni   caso   a   percepire   gli assegni   familiari   per   i   figli,   sia   che   ad   essi   abbia   diritto   per   un   suo   rapporto   di   lavoro,   sia   che   di   essi   sia titolare l'altro coniuge" (dunque se li percepisce l’altro coniuge li dovrà versare all’affidatario). Nel    caso    di    affido    condiviso     invece    la    dottrina    prevalente    ritiene    che    gli    assegni    familiari debbano   essere   redistribuiti   da   chi   li   percepisce,   proporzionalmente   ai   tempi   di   permanenza   della prole   presso   i   due   genitori.   È   infatti   evidente   che   se,   per   il   fatto   della   legge   di   riforma   del   2006,   i   figli devono   avere   un   “rapporto   equilibrato   e   continuativo   con   entrambe   i   genitori”    e   i   tempi   di   permanenza presso   gli   stessi   sono   di   entità   simile,   conferire   il   100%   degli   assegni   familiari   al   genitore   che   tiene con se i figli solo per il 50% del tempo provocherebbe uno sbilanciamento dei rapporti patrimoniali. Tuttavia,   la   giurisprudenza   dominante   presuppone   che   il   giudice   nel   determinare   la   misura degli   assegni   di   mantenimento   abbia   contemplato   la   corresponsione   al   100%   degli   assegni   familiari al   coniuge   con   cui   i   figli   passano   la   maggior   parte   del   tempo,   sulla   base   della   normativa   preriforma. Pertanto   in   assenza   di   una   differente   previsione   espressa   nel   provvedimento   del   Tribunale,   ancor oggi   gli   assegni   familiari   sono   dovuti   nella   misura   del   100%   al   coniuge   collocatario   prevalente   anche nel caso di affido condiviso e di tempi di permanenza della prole vicino al 50% con ciascun genitore.   L’INPS,   in   linea   con   la   giurisprudenza,   in   assenza   di   una   differente   previsione,   versa   l'intera quota    degli    assegni    familiari    al    genitore    collocatario    prevalente,    che    individua    sulla    base    della condivisione della residenza con i figli. Pertanto,   il   genitore   non   collocatario   prevalente   che   incassa   gli   assegni   familiari   -in   assenza   di disposizioni    contrarie    stabilite    dai    coniugi    nella    consensuale    o    dal    giudice    nella    procedura giudiziale-      è   tenuto   a   corrisponderli   all'altro   genitore   in   aggiunta   all'assegno   di   mantenimento   e   a prescindere   dal   suo   importo.   Trattenere   gli   assegni   familiari   contro   la   volontà   dell'altro   genitore   può costituire infatti appropriazione indebita. Per    quanto    sopra,    per    evitare    contestazioni,    è    preferibile    prevedere    espressamente,    nelle pattuizioni   che   regolano   il   divorzio   di   rito   consensuale,   la   distribuzione   convenuta   degli   assegni familiari    o    l’obbligo    di    conferimento    nella    loro    interezza    degli    stessi    al    coniuge    collocatario prevalente,   facendo   reagire   tale   soluzione   sulla   misura   dell’assegno   di   mantenimento   e   dunque regolandone    l’entità    contemplando    il    fatto    delle    maggiori    somme    delle    quali    gode    il    genitore collocatario prevalente a titolo di assegno familiari.  Quanto    segue,    con    riferimento    alla    dichiarazione    dei    redditi    ed    alle    possibili    detrazioni    e    deduzioni    sono informazioni   sommarie   ed   orientative,   non   occupandosi   lo   Studio   Legale   della   redazione   della   dichiarazione   dei redditi, che è materia di specifica competenza professionale dei Dottori Commercialisti.  LE DETRAZIONI PER I FAMILIARI A CARICO le   detrazioni   per   familiari   a   carico   sono   delle   somme   che   il   contribuente   può   sottrarre   dalla   propria imposta lorda se ha familiari a carico. (800   €   se   percepisce   fino   a   15.000   €   di   reddito;   690   €   se   percepisce   tra   i   15.000   e   i   40.000   €   di reddito; 690 € sulla sola parte eccedente i 40.000 € per i redditi superiori a tale limite).  Sono   “a   carico”   i   familiari   conviventi   che   guadagnano   meno   di   €   2.840,51   lordi,   ovvero   i   figli   e   il coniuge   separato   che   si   trovino   nella   detta   condizione   anche   se   non   conviventi.   (Il   coniuge   divorziato non può essere considerato familiare a carico). La    detrazione    per    i    figli,    in    costanza    di    matrimonio,    compete    al    50%    a    ciascun    genitore    se lavoratore. In   caso   di   separazione   legale   o   di   scioglimento   o   cessazione   degli   effetti   civili   del   matrimonio   la detrazione   può   spettare:   o   nella   misura   del   50%   per   ciascuno   dei   genitori   o   nella   misura   del   100%   al genitore   che   presenti   il   reddito   complessivo   di   ammontare   più   elevato,   se   i   coniugi   si   sono   accordati prevedendo una di queste due soluzioni nell’atto di separazione o di divorzio di natura consensuale. Se genitori non si sono accordati, le detrazioni spettano : 1 . nella misura del 100% al genitore affidatario esclusivo della prole; 2 . nella misura del 50% per ciascuno dei genitori affidatari in caso di affidamento condiviso; Se   l’affidatario   o   il   coaffidatario   abbia   un   reddito   tale   da   non   consentirgli   di   usufruire   in   tutto   o   in parte   della   detrazione   spettantegli   per   i   figli   a   carico,   la   detrazione   medesima   è   attribuita   per   intero (100%)   all’altro   genitore,   il   quale   è   obbligato   a   riversare   al   primo   il   50%   della   detrazione   stessa,   in   caso di   affido   condiviso   e   il   100%   in   caso   di   affido   esclusivo.   É   salvo   il   diverso   accordo   intervenuto   fra   i genitori medesimi (Circolare n.34/E del 04 aprile 2008). LE SPESE SOSTENUTE PER I FIGLI Le   detrazioni   per   le   spese   mediche,   di   istruzione,   assicurazioni,   ecc.   sostenute   nell’interesse   dei figli   competono   al   genitore   di   cui   essi   risultano   a   carico   ai   fini   Irpef.   I   coniugi   possono   stabilire   di   far dedurre le spese al genitore che le ha effettivamente sostenute.
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